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Parlare oggi di David Bowie è come parlare di Pablo Picasso, Andy Warhol, Bob Dylan o di uno qualunque dei personaggi più importanti del ventesimo secolo, al di là dell’ambito in cui costoro si sono espressi. Ma chi è stato davvero David Bowie? Un messaggero degli alieni, un essere proveniente da un’altra galassia, come ha cercato di farci credere con l’epopea di Ziggy Stardust o quando si è calato nei panni di Thomas Jerome Newton de L’uomo che cadde sulla Terra; un abile catalizzatore di idee altrui rimescolate e fatte furbescamente proprie o ancora l’artista più influente della seconda parte del ’900, come invece in molti credono? Un individuo condizionato dalle proprie ossessioni o una figura messianica in grado di dare messaggi universali all’umanità? Forse tutto o, più probabilmente, niente di tutto ciò, dato che il soggetto Bowie resta quanto di più difficile da indagare anche per chi l’ha conosciuto personalmente. “Ogni uomo e ogni donna è una stella”, diceva Aleister Crowley, di cui Bowie era un conoscitore: ecco, a cinquant’anni dal debutto, e considerando la drammatica conclusione del suo viaggio attraverso la pubblicazione di Blackstar, forse quella astrale resta la metafora che ancora più gli si addice. Una cosa è certa: esiste un David Bowie per ognuno di noi o, meglio, uno per ogni periodo della nostra vita.
Prefazine di Woody Woodmansy - London boy - Ground Control to David Jones - Lovin’ the Alien - Young American - Berlino sola andata - Don’t Mess with Major Tom - Hello Spaceboy - Sogno o realtà - Alzati e cammina - Long Live Thin White Duke - Fonti.
Luca Garrò, giornalista con esperienza più che decennale e storico della musica, ancor prima che critico musicale, scrive o ha scritto per alcune delle riviste musicali più note del nostro paese, da “Rolling Stone” a “Jam”, passando per “Rockstar”, “Rocksound”, “Onstage” e “Classic Rock”, oltre ad essere uno dei fondatori del magazine online Outune.net. Appassionato di rock classico fin dall’infanzia, ha scritto centinaia di articoli sugli argomenti più disparati, molti dei quali legati al rock inglese, forse il principale motore della sua passione. Già autore di Freddie Mercury (Hoepli, 2016) ha contribuito alla Storia Del Rock (Hoepli, 2014) di Ezio Guaitamacchi e ai volumi Jimi Hendrix (Hoepli, 2015) e Jim Morrison (Hoepli, 2016). Per cinque anni è stato inoltre tra i curatori del Dizionario del Pop Rock edito da Zanichelli.
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