Resoconti e memorie di viaggio

5 risultati trovati

    • Ettore Mo   

      La peste, la fame, la guerra

      Afghanistan, Kurdistan, Iran, Irak, Medio Oriente, Cambogia, India, Centro America

      Afghanistan, Kurdistan, Iran, Irak, Medio Oriente, Cambogia, India, Centro America: questi sono i luoghi dai quali Ettore Mo, grandissimo inviato speciale del “Corriere della Sera”, scrive in La peste, la fame, la guerra, volume che raccoglie le corrispondenze che vanno indicativamente dal 1978 al 1986.

      Capitolo dopo capitolo, uno per ogni zona geografica, l’autore racconta non solo storie di re e di generali o di strategie globali, ma anche le storie dei piccoli smarriti protagonisti, altrimenti anonimi, di un grande globale martirio.

      Curato da Marco Sorteni, il volume ha vinto il Premio Estense 1988 come miglior opera giornalistica dell’anno.

    • Hans Ertl   

      Vagabondi delle montagne

      Le avventure senza confini di un alpinista tedesco

      Hans Ertl, i fratelli Franz e Toni Schmid, Elimil Solleder, Anderl Heckmair sono conosciuti in Italia come gli esponenti di punta della mitica “Scuola di Monaco” e fanno parte dei cosiddetti Bergvagabunden. Girano le Alpi su pesanti biciclette residuati della Grande guerra (Monaco-Zermatt: cinque giorni). Dormono in tenda. Non hanno un soldo. Ma inventano il sesto grado e si aggiudicano le più ambite pareti alpine, le nord del Cervino, dell’Eiger, dell’Ortles.

      Ertl, in particolare, si distingue per una condotta di vita estrema, da vero “vagabondo delle montagne”, fin quando un lutto lo porta al temporaneo abbandono delle scalate. Subito si imbarca in un’impresa altrettanto spericolata: cinque mesi di riprese in Groenlandia con il regista Arnold Fanck e la diva Leni Riefenstahl, che diverrà sua amante. Una vita fitta di punti di svolta, glorie, tragedie, narrata in queste pagine con ritmo febbrile alternato a improvvise distensioni, come quando ci si inoltra tra i giovani indigenti della Repubblica di Weimar e tra i gruppi pseudo-scout (i Wandervögel, i Jungbayern), culla del nazionalsocialismo. Un testo sorprendente, che corre spesso sul registro del thriller nella descrizione delle scalate più pericolose.

      Uscito nel 1937 e mai tradotto in Italia, è diventato un classico nei paesi di lingua tedesca; l’aggiunta di due capitoli (tratti da altre pubblicazioni) completa la vicenda dell’autore fino alla scoppio della Seconda guerra mondiale. L’introduzione porta la firma di Marco Albino Ferrari.

    • Luigi Amedeo di Savoia    Umberto Cagni    Achille Cavalli Molinelli   

      La Stella Polare nel Mare Artico

      1899-1900. Ristampa anastatica dell’edizione del 1903 1899-1900

      La Stella Polare nel Mare Artico è la relazione ufficiale della prima spedizione polare italiana, guidata da Luigi Amedeo di Savoia Duca degli Abruzzi.

      A cavallo tra ‘800 e ‘900, l’avventura descritta in questo volume fu un grande successo mediatico e costituisce tuttora un grande esempio dello spirito di avventura e di volontà esploratrice dell’uomo.

      Nel 1899 la Stella Polare salpò alla volta della baia di Teplitz, nella Terra del Principe Rodolfo. Purtroppo la baia non si rivelò un approdo sicuro e la pressione del pack inclinò la nave e ne danneggiò lo scafo. L’equipaggio abbandonò la nave e si stabilì in due capanne di fortuna. Da quel momento per il Duca degli Abruzzi e i suoi uomini iniziava la straordinaria avventura della vita sul ghiaccio. Il 25 aprile 1900 arrivarono nel punto più vicino al Polo nord mai raggiunto prima e decisero per il ritorno. Dopo 45 giorni di cammino rientrarono alla nave. Era il 23 giugno 1900, avevano trascorso sul ghiaccio 104 giorni.

      Il 6 settembre la Stella Polare, finalmente liberata dalla morsa del ghiaccio e riparata del danno subito durante l’autunno precedente, raggiunse il porto di Tromsö, nel Nord della Norvegia.

      Il presente volume, qui riproposto in edizione anastatica con le straordinarie immagini (208 illustrazioni, 24 tavole e 2 panorami) di Vittorio Sella, fotografo ufficiale della spedizione, è arricchito da una postfazione di Franco Brevini, storico della letteratura, critico letterario, scrittore e firma del “Corriere della Sera”.

    • Luigi Barzini   

      La metà del mondo vista da un’automobile

      Da Pechino a Parigi in 60 giorni. Ristampa anastatica della 1ª edizione

      Pubblicata per la prima volta nel dicembre 1908, La metà del mondo vista da un’automobile, da Pechino a Parigi in sessanta giorni fu la prima opera originale italiana tradotta contemporaneamente in undici lingue, come informa con orgoglio l’editore Ulrico Hoepli nella presentazione dell’edizione originale. Best seller per molti anni (giunse alla sesta edizione nel 1929) viene oggi ripresentata in forma di ristampa anastatica, compreso il ricco corredo fotografico. Il libro è un vero e proprio classico e lo si può considerare il primo grande reportage nella storia del giornalismo italiano. L’inconfondibile stile di Barzini, diretto, essenziale, ravvivato da un lieve umorismo, ha avvinto generazioni di lettori, rendendolo popolarissimo specie tra i più giovani. Oggi l’opera non si legge soltanto come l’appassionante resoconto di una gara automobilistica, ma ha acquistato anche il valore di testimonianza storica di civiltà e di popoli colti prima della modernizzazione del XX secolo. Il libro celebra inoltre i progressi della tecnica e un’automobile, l’Itala, divenuta leggendaria. Barzini, capostipite di un’illustre famiglia di giornalisti, ancora oggi ci coinvolge nel racconto di un’impresa che resterà tra le grandi avventure dello scorso secolo.

    • Giuseppe Tucci   

      Santi e briganti nel Tibet ignoto

      “Prima che l’ingiuria del tempo e l’abbandono degli uomini avessero cancellato il ricordo di una civiltà totalmente votata alla morte, credevo che fosse mio dovere di uomo di scienza ritornare in quelle provincie così impervie”. Così Giuseppe Tucci, uno dei massimi orientalisti del XX secolo, spiega le motivazioni che lo spinsero a organizzare, nell’estate del 1935, una spedizione nelle regioni hymalaiane, un’area allora pressoché ignota agli occidentali.

      Il giovane studioso parte alla ricerca di manufatti artistici, di testimonianze letterarie e di una chiave per comprendere la vita spirituale dei grandi santuari tibetani. Il suo interesse incrocia sempre spirito e materia, ma Tucci è anche un ottimo organizzatore, abile nel preparare con cura gli aspetti diplomatici, finanziari e logistici della sua spedizione. Soprattutto eccelle nella comunicazione che si riverbera in uno stile di scrittura immediato, come si può constatare nelle cronache apparse all’epoca su «La Stampa», poi raccolte in un libro pubblicato da Hoepli nel 1937, divenuto nel tempo un classico, e che ora ritorna in edizione anastatica, col suo ricco corredo fotografico e due testi critici di Giuliano Boccali e Alice Crisanti.