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    • David Potter   

      Impero

      Roma dalla Repubblica ad Adriano

      Una panoramica sui primi secoli dell’Impero romano dalle prime missioni delle legioni fuori dai confini italici alla morte di Adriano: le guerre, i leader e le trasformazioni sociali che posero le fondamenta di Roma.

      Tra il 264 a.C., quando un esercito romano sbarcò in Sicilia, e la morte di Adriano più di quattrocento anni dopo, Roma diventò uno degli imperi multiculturali più funzionali e vincenti della Storia.

      In questo saggio David Potter esplora le trasformazioni che accompagnarono quell’epoca, via via che Roma da repubblica diventava uno stato mercenario e poi un impero burocratico: dal primo passo oltre lo Stretto di Messina al culmine dell’espansione territoriale.

      Evidenziando i parallelismi con il mondo di oggi, Impero mostra come i Romani abbiano ancora molto da insegnare su potere, arte del governo e leadership.

    • Ettore Castiglioni   

      Il giorno delle Mésules

      Diario di un alpinista antifascista

      Per circa quarant’anni i diari di Ettore Castiglioni sono rimasti ignoti al pubblico. Vennero editati nel 1993, raccogliendo dal vastissimo materiale manoscritto i passaggi più significativi, con le avventure vissute sulle Alpi, in Patagonia, o durante i mesi bui dell’autunno 1943, quando l’autore si spese per condurre in salvo oltre il confine elvetico centinaia di profughi in fuga dalla guerra e dalle leggi razziali. La voce del grande alpinista ed esploratore milanese poté così rivivere in un volume, e il pubblico l’accolse riconoscendone la compostezza, il valore morale e la forza evocativa.

      Un testo intimo e al contempo trascinante, avvincente, quasi Castiglioni pensasse a un futuro lettore. Per questo Il giorno delle Mésules occupa oggi un posto di primo piano sullo scaffale dei classici della montagna. Le grandi “prime” sulle pareti dolomitiche, i ritratti dei “sestogradisti” più forti legati alla sua corda – Detassis, Bramani, Vinatzer, Boccalatte –, le lunghe camminate solitarie su sentieri d’autunno, le notti al pianoforte, la medaglia conferitagli dal Duce e gli slanci di disprezzo per quel machismo spaccone e «delittuoso» incarnato dal Regime. Fino all’attività clandestina che lo condurrà ai suoi ultimi misteriosi passi nella bufera, a 2500 metri.

      La presente edizione è arricchita dall’introduzione di Paolo Cognetti e dal racconto degli ultimi giorni di Castiglioni scritto dal curatore dei diari, Marco Albino Ferrari.

    • Michele Camerota   

      Il fantasma di Amleto

      Giorgio de Santillana tra Salvemini e Mussolini

      Nel 1936 Giorgio de Santillana, giovane storico della scienza, lascia l’Italia di Mussolini per cercare fortuna negli Stati Uniti. Cerca un approdo accademico, ma non è chiara la sua posizione rispetto al fascismo: oppositore o fiancheggiatore o, peggio ancora, spia? Amico di molti antifascisti entra nel mirino di Gaetano Salvemini, la coscienza morale della lotta al fascismo fuori d’Italia, che in privato avvisa gli amici di non dare confidenza a de Santillana. I suoi sono indizi, non prove. Nel 1945, a guerra finita, il rapporto tra i due risulta ottimo. Cosa era successo in quegli anni?

      I libri di de Santillana sono oggi considerati dei classici della storia del pensiero, la sua figura riverita negli Stati Uniti e in Europa. Questo libro svela particolari sconosciuti e riflette su tempi che furono definiti «di malafede».

    • Anthony Bale   

      Viaggiare nel Medioevo

      In cammino con pellegrini, cavalieri e strane creature

      Un caleidoscopico viaggio nel mondo medievale.

      Un libro che, come nei Racconti di Canterbury, ci restituisce l’immaginifico e il prosaico del viaggio al tempo del Medioevo, con gli occhi di pellegrini, commercianti, spie e santi, da ovest a est, passando per Costantinopoli, Gerusalemme, Etiopia e Cina.

      Dagli animati bazar di Tabriz alla misteriosa isola di Caldihe, dove si diceva che le pecore crescessero sugli alberi, dalla Via della Seta alle escursioni per le strade di Istanbul e Gerusalemme, Anthony Bale fa rivivere il Medioevo, invitando il lettore a esplorare un mondo costellato di miracoli, meraviglie e luoghi un tempo famosi e oggi dimenticati.

      Come una vera guida turistica, il libro offre anche consigli su frasi utili, dove alloggiare e mangiare, e su come evitare briganti, malattie e altri pericoli della strada.

      Servendosi di cronache dell’epoca mai tradotte prima e provenienti dai luoghi più disparati, tra cui Turchia, Islanda, Armenia, Indonesia, Nord Africa e Russia, Viaggiare nel Medioevo è una sorta di atlante vivente che rende indistinti i confini tra luoghi reali e immaginari e offre al lettore uno spaccato vivido e indimenticabile del mondo medievale.

    • Daniel B. Schwartz   

      Ghetto

      Storia di una parola

      «Ghetto» è una parola ideologicamente connotata quanto poche altre, le cui origini s’intrecciano con la storia di due città: Venezia, dove indicava il quartiere ebraico obbligatorio istituito nel 1516, e Roma, dove il ghetto si sarebbe dissolto insieme allo Stato pontificio nel 1870.

      Ghetto. Storia di una parola è una ricostruzione dei significati mutevoli di questo termine sfuggente, dalla nascita a oggi.

      Nell’Ottocento, «ghetto» divenne una metafora ambivalente dell’ebraismo premoderno, per poi designare realtà tanto diverse quanto le enclave affollate di migranti ebrei nelle metropoli e i centri di raccolta e di segregazione dell’Europa orientale occupata dai nazisti. Non solo, questa parola in continua metamorfosi attraversò l’Atlantico, si radicò nel Lower East Side newyorkese e nel Near West Side di Chicago, dopodiché passò a indicare l’ambiente di vita della comunità afroamericana, ancor più che della comunità ebraica.

      Nel guidare il lettore in questa odissea tra le due sponde dell’Atlantico, Daniel B. Schwartz mostra l’intreccio tra la storia dei ghetti e il confronto polemico sul significato di una parola. Paradossalmente, «ghetto» assunse un’importanza di primo piano nella tradizione ebraica proprio quando gli ebrei non furono più obbligati per legge a vivere in un quartiere a parte. Ora che le associazioni con il vissuto ebraico si sono perlopiù offuscate, Ghetto riporta alla luce la storia di questa parola e le sue variazioni semantiche.

      Con prefazione di Adriano Prosperi.

    • Matteo Serafin   

      L’altro K2

      La tragedia dimenticata del Monte Api

      Giovedì 15 aprile 1954: dall’aeroporto di Ciampino decolla un nuovissimo DC 6b della Pan American diretto a Nuova Delhi. A bordo, seduti fianco a fianco, due capispedizione, i più celebri esploratori italiani del momento: Ardito Desio diretto al K2 e Piero Ghiglione diretto allo sconosciuto Monte Api, la montagna più alta del Nepal occidentale. Dell’avventura al K2 sappiamo come andò a finire grazie a una puntuale copertura mediatica, mentre sull’Api... mistero.

      Dei quattro partiti per la cima tornò solo Ghiglione. Un uomo di settantuno anni che avrebbe portato sulle spalle il peso della scomparsa di tre giovani vite. Ma cosa era successo davvero, lassù, a 7132 metri al confine tra Nepal, India e Tibet? Sopravvissero in due: l’anziano capospedizione e lo sherpa Gyaltzen Norbu, tornato cieco e sfinito dopo giorni di lotta tra la vita e la morte.

      Messa in ombra dal successo della spedizione nazionale sul K2, la storia della più sfortunata tra le spedizioni italiane del dopoguerra fu presto relegata all’oblio, trascurata dalle cronache e addirittura messa in dubbio da alcuni storici dell’alpinismo a causa delle testimonianze contraddittorie dei due sopravvissuti.

      Quali furono le dinamiche del disastro che costò la vita di tre fra i più brillanti alpinisti italiani del dopoguerra? Quale trappola fece cadere Roberto Bignami nel torrente Chamlia? Che cosa spinse Giorgio Rosenkrantz e Giuseppe Barenghi a partire verso la vetta, contro il parere del capospedizione, senza sherpa, mentre il monsone si avvicinava?

      Il racconto di un viaggio senza ritorno verso la “montagna dell’ideale”, fra le pagine di quell’alpinismo eroico che plasmò la generazione di alpinisti cresciuti durante il Ventennio.

    • Ermanno Bencivenga   

      La finestra sul male

      Temi di etica kantiana nell’opera di Hitchcock

      Nella Finestra sul cortile Jimmy Stewart, immobilizzato su una sedia a rotelle, indaga sul vicino Raymond Burr. Ripetutamente crede di averne scoperto un delitto e i suoi sospetti si rivelano infondati, ma lui non si dà per vinto. Siccome è un film di Hollywood, alla fine ha ragione. Nel frattempo, però, Hitchcock ci ha offerto una mirabile illustrazione dell’etica kantiana: la ragione non può intervenire nel mondo empirico; può solo giudicare gli eventi; ma il suo giudizio è inesorabile.

      L’etica kantiana è onnipresente nel lavoro di Hitchcock. Negli Uccelli, dove il ricorrere della critica interrompe la falsa serenità di esistenze borghesi. Nell’Uomo che sapeva troppo, dove un individuo qualsiasi è gravato da colpe e decisioni non sue: ognuno, direbbe Kant, deve assumersi il carico morale del mondo.

      In questo libro Bencivenga stabilisce un filo rosso fra i diversi episodi di un medesimo dramma, articolando l’etica lucida e spietata del grande maestro del cinema.

    • Galileo Galilei   

      Il Saggiatore

      Edizione commentata a cura di Michele Camerota e Franco Giudice

      Nessuna opera meglio del Saggiatore ci aiuta a capire la visione della scienza di Galileo. Nato dalla disputa con il gesuita Orazio Grassi sulla natura delle comete apparse nei cieli europei nella seconda metà del 1618, Il Saggiatore va ben oltre l’oggetto della polemica scientifica: è a tutti gli effetti il manifesto di un nuovo modo di pensare, di una filosofia naturale destinata a dominare la scienza moderna. Pubblicata nell’ottobre 1623, l’opera esprime la piena consapevolezza della portata rivoluzionaria del nuovo sapere, inaugurato dallo stesso Galileo con le straordinarie scoperte telescopiche del 1610, quando aveva ridisegnato la geografia del mondo ed esteso i confini dell’universo.

      È nel Saggiatore che Galileo espone la sua celebre dottrina secondo cui la natura è dotata di un ordine e di un’armonia di tipo geometrico, e va quindi letta come un libro. Non un libro come quelli scaturiti dalla fantasia dei poeti, ma un libro scritto in linguaggio geometrico, che può essere compreso soltanto da chi è in grado di «conoscer i caratteri, ne’ quali è scritto» (triangoli, cerchi ecc.).

      Il Saggiatore è inoltre un capolavoro di scrittura, con una prosa scintillante che rappresenta una delle vette più alte della letteratura italiana del Seicento, dove la ricchezza del registro linguistico è sempre ancorata al rigore scientifico delle argomentazioni. Tutti elementi che, non a caso, saranno apprezzati da grandi scrittori come Leopardi e Calvino. Un’opera trasgressiva, colma di graffiante ironia, che continua a sorprenderci ogni volta che la leggiamo, nonostante siano passati quattro secoli dalla sua pubblicazione.

    • Peter Burke   

      Il genio universale

      Una storia culturale da Leonardo Da Vinci a Susan Sontag

      La prima storia del genio universale in Occidente, dal XV secolo a oggi. Da Leonardo da Vinci a Bacone, da Goethe a Oliver Sacks e a Susan Sontag, le menti poliedriche hanno spostato le frontiere della conoscenza in innumerevoli modi. Ma la storia può risultare poco riconoscente verso studiosi dagli interessi così enciclopedici. Troppo spesso queste persone sono ricordate per conquiste degne di nota in un solo ambito del sapere.

      Peter Burke, rinomato storico della cultura, propone invece una visione a tutto tondo che cambia profondamente la nostra comprensione di questa notevole specie intellettuale. Identificati 500 geni occidentali, esplora i loro successi ad ampio raggio e mostra come la loro ascesa abbia finito per coincidere con una rapida crescita della conoscenza all’epoca dell’invenzione della stampa, della scoperta del Nuovo Mondo e della rivoluzione scientifica.

      Solo in tempi più recenti l’ulteriore accelerazione della conoscenza ha portato a una iperspecializzazione e in generale a un ambiente che supporta meno studiosi e scienziati dal genio multiforme.

    • Michael Kulikowski   

      Tragedia imperiale

      Dall’impero di Costantino alla distruzione dell’Italia romana (363-568 d.C.)

      Tragedia imperiale racconta la storia del graduale crollo di Roma: un declino contrassegnato da intrighi di palazzo, conflitti religiosi e guerre, oltre a innumerevoli cambiamenti nelle strutture sociali, religiose e politiche.

      Per secoli, Roma è stata una delle più grandi potenze imperiali del mondo. La sua influenza si è diffusa in Europa, Nord Africa e Medio Oriente; la sua forza militare ha respinto con successo gli attacchi di Parti, Germani, Persiani e Goti. Poi venne la scissione, il saccheggio vandalico di Roma e lo sgretolamento dell’Occidente in più regni.

      Kulikowski contesta l’idea che Roma sia caduta a causa di invasioni esterne. Si concentra, invece, sulle scelte di coloro che vivevano all’interno dell’Impero, perché non fu un solo momento catastrofico a spezzarlo, ma un processo strisciante: quando si capì che Roma era caduta, l’Occidente aveva da tempo rotto il giogo dell’Impero.