La traduzione è una interdisciplina in cui è difficile distinguere con precisione il ruolo svolto dagli apporti linguistici, letterari e culturali, perché le prospettive sono varie e tutte ugualmente utili per illuminare di volta in volta una sfaccettatura della questione: linguistica, semiotica, letterario-poetica, culturale, filosofica. Questo volume raccoglie alcune riflessioni sulla traduzione nate dalla lunga esperienza dell’autrice nel campo della pratica e dell’insegnamento della traduzione letteraria anglofona ed è diviso in tre parti. La prima descrive cosa significa accogliere “l’Altro” in traduzione e dargli ospitalità nella propria lingua e nella propria cultura senza che la lingua e la cultura di chi traduce neghino l’altrui riducendolo al proprio, né tentino di assimilare l’elemento estraneo. La seconda parte sviluppa il tema del proprio e dell’altrui nell’ambito della narrativa anglofona, in particolare nella traduzione delle lingue di contatto parlate in Africa e nelle isole del bacino caraibico (l’inglese pidgin e il creole continuum). La terza parte riunisce alcuni studi su autori postcoloniali anglofoni (da scrittori africani quali Chinua Achebe e Ken Saro-Wiwa, all’australiano David Malouf, ad autori caraibici come V.S. Naipaul e Jean Rhys, fino a Salman Rushdie) e sui temi più dibattuti nel campo della traduzione postcoloniale. Oltre che agli studenti degli insegnamenti universitari sulla traduzione nei corsi di laurea in Lingue e letterature straniere, Mediazione linguistica e culturale, Lettere moderne, Storia dei sistemi editoriali, Culture e linguaggi per la comunicazione, il volume si rivolge anche a chiunque sia interessato ad approfondire la riflessione sulla traduzione letteraria.