Vienna sul finire dell’Ottocento: difficile immaginare uno scenario migliore per la sofferenza psicologica dell’uomo moderno, capitale di un impero in splendida decadenza, specchio delle illusioni esistenziali e dell’identità frantumata di una generazione.
Qui il neurologo Sigmund Freud lavora alle sue rivoluzionarie teorie sulla sessualità e la nevrosi, i sogni e l’inconscio, la famiglia e la società, le fiabe e il mito.
Attingendo a materiale inedito, Peter-André Alt racconta lo sviluppo della psicoanalisi come movimento, i suoi trionfi e le sue sconfitte.
Di Freud emerge il ritratto di un dogmatico autocritico, un eroe della scienza, un ebreo ateo e un appassionato padre di famiglia, lettore straordinariamente colto e grande scrittore. E non ultimo, uomo lacerato, con una profonda e cupa esperienza personale dei turbamenti dell’anima da cui la psicoanalisi avrebbe dovuto liberare l’umanità.