Mauro Colombo, giornalista, è nato nel 1965, anno solare durante il quale i nerazzurri vinsero tutto quello che c’era da vincere. È dunque interista per destino e DNA. Intorno al nerazzurro ha scritto in Cent’anni da interisti (2008) e di Giuseppe Meazza ne L’ultimo dribbling del Balilla (2010).
Luigi Ferro (1963), giornalista, vive spesso in solitaria sofferenza la sua passione nerazzurra. Alla vittoria della UEFA (1998), per non svegliare la piccola Alice, mimò silenziosamente una sfrenata esultanza. Si rifece con gli interessi dodici anni dopo, nella notte di Madrid. Con Giampiero Rossi ha scritto Le memorie di Adriano (quello vero) (2004).
Maurizio Harari (1953), nato al Cairo d’Egitto ma milanese di adozione, interista per sangue materno, insegna archeologia all’università di Pavia. Nei suoi molti viaggi di lavoro, dalle pendici dell’Ararat a Guangzhou, ha sempre incontrato molti interisti. Sospetta che anche i Galli lo fossero, benché a quei tempi, nella Mediolanum sempre allagata, i druidi dovessero spesso sospendere le partite.
Andrea Maietti (1941), già professore di letteratura inglese nelle scuole superiori, oltre che dell’Inter, è gran tifoso di Hemingway e di Gianni Brera, che una volta lo battezzò suo “biografo ufficiale”, benché stentasse a finire un bicchiere di rosso. Scrive di sport per gratitudine: ha vinto un Bancarella Sport (La lepre sotto la luna, 1997) e ha dedicato un libro a Giacinto Facchetti (Ribot e il menalatte, 2006).
Roberto Torti (1963), giornalista alla “Provincia Pavese”, segue il calcio dalla notte del 17 giugno 1970, quando i genitori lo svegliarono urlando al gol di Burgnich. Da lì in poi, solo Inter e due libri in nerazzurro: Settore 4c Fila 72 Posto 35 (2008) e Il Triplete è merito mio (2020). Al suo blog sull’interismo moderno ora ha affiancato anche un podcast.