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Pubblicata per la prima volta nel dicembre 1908, La metà del mondo vista da un’automobile, da Pechino a Parigi in sessanta giorni fu la prima opera originale italiana tradotta contemporaneamente in undici lingue, come informa con orgoglio l’editore Ulrico Hoepli nella presentazione dell’edizione originale. Best seller per molti anni (giunse alla sesta edizione nel 1929) viene oggi ripresentata in forma di ristampa anastatica, compreso il ricco corredo fotografico. Il libro è un vero e proprio classico e lo si può considerare il primo grande reportage nella storia del giornalismo italiano. L’inconfondibile stile di Barzini, diretto, essenziale, ravvivato da un lieve umorismo, ha avvinto generazioni di lettori, rendendolo popolarissimo specie tra i più giovani. Oggi l’opera non si legge soltanto come l’appassionante resoconto di una gara automobilistica, ma ha acquistato anche il valore di testimonianza storica di civiltà e di popoli colti prima della modernizzazione del XX secolo. Il libro celebra inoltre i progressi della tecnica e un’automobile, l’Itala, divenuta leggendaria. Barzini, capostipite di un’illustre famiglia di giornalisti, ancora oggi ci coinvolge nel racconto di un’impresa che resterà tra le grandi avventure dello scorso secolo.
Introduzione del Principe Scipione Borghese - Da Parigi a Pechino - La partenza - Verso la grande muraglia - Sulle montagne - Sulla soglia della Mongolia - Per le praterie Mongole - Nel deserto di Gobi - La città del deserto - Urga - Sulla via di Kiakhta - Transbaikalia - Sulle rive del Baikal - Un ponte che crolla - Nel Governatorato d’Irkutsk - Nel bacino di Jenissei - Tomsk la dotta - Sulla steppa - Gli Urali - Dal Kama al Volga - Dal Volga al Moskwa - Lasciando la Russia - Avvicinando la meta - Parigi - Appendice: La Famiglia Borghese - L’automobile.
Luigi Barzini (Orvieto 1874 - Milano 1947) è stato giornalista tra i più illustri e popolari del ’900. Al Corriere della Sera dal 1899, divenne in breve l’inviato speciale di punta, testimone dei grandi avvenimenti della prima parte del secolo. Si trasferì a New York come direttore del Corriere d’America (1923-1931). Tornato poi in Italia, lavorò per diverse testate e fu nominato senatore del Regno nel 1934. Ha raccolto le sue corrispondenze in volumi come L’Argentina vista com’è (1902), Guerra Russo-Giapponese degli anni 1904-1905 (1906), Impressioni boreali (1921), Sul mare dei Caraibi (1923), L’Impero del lavoro forzato (1935). È stato anche autore di racconti, novelle e di una commedia.
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