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    • Lionel Terray   

      I conquistatori dell’inutile

      Dalle Alpi all’Annapurna

      Pubblicato dall’editore parigino Gallimard nel 1961, Les conquérants de l’inutile riceve l’immediato favore di un pubblico vastissimo, non solo per la fama internazionale del suo autore – il più grande alpinista francese del momento – ma per la qualità letteraria rivelata in pagine inaspettatamente sofferte, sincere e originali.

      Lionel Terray partecipa alle più importanti spedizioni extraeuropee. Le sue conferenze sono affollatissime. I film che lo vedono protagonista – sia documentari sia a soggetto – vincono le prime edizioni del Festival di Trento.

      Negli anni Cinquanta, Terray è una stella delle alte quote, quando iniziano a essere viste con occhi nuovi, entusiastici, e i volti degli scalatori appaiono sulle copertine dei settimanali di grande tiratura.

      Un clima culturale che esce vivido dalle pagine di questa autobiografia “antieroica”, grande classico della letteratura di montagna dal titolo provocatorio e allo stesso tempo elegiaco.

      Conquistare l’inutile è l’apparente dichiarazione di un fallimento. Che in realtà nasconde il gesto nobile di un agire gratuito,

      lontano dalle logiche quotidiane. Solo grazie a quell’inutile si può mettere a rischio la vita, si possono affrontare fatiche immani. Si può arrivare al limite, per toccare una cima.

    • Gaston Rébuffat   

      La montagna è il mio mondo

      «Il piacere segreto e meraviglioso della ricerca dell’itinerario, la soddisfazione di sentirsi in armonia con la natura, la roccia, il ghiaccio; trovare la via giusta, indovinare gli appigli. Indovinare...» è questa l’essenza dell’esprit montagne, lo spirito delle montagne, che sgorga dall’autobiografia di uno dei più capaci e sensibili alpinisti di tutti i tempi.

      Formatosi come scalatore negli anni Trenta sulle Calanques di Marsiglia, il giovane Gaston intraprende lunghi viaggi a piedi tra le montagne del Sud, finché giunge in vista del Monte Bianco, apparizione rivelatrice che cambierà il suo futuro. L’alpinismo come scuola di vita, le scalate estreme, i bivacchi ad alta quota, l’uscita dai rifugi in piena notte per attraversare i ghiacciai con il favore del gelo, le tempeste, gli arrivi sulla cima con l’immancabile stretta di mano al compagno sono la traccia che Rébuffat ci ha lasciato e che ritroviamo in queste pagine sapientemente ricomposte dalla vedova Françoise, subito dopo la morte del marito.

      Sono testi apparsi nel tempo su diversi libri e sulla stampa quotidiana e periodica. Dal Monte Bianco al Cervino, dall’Eiger all’Annapurna, un viaggio irripetibile tra le montagne dei sogni, quando ancora erano solitarie e piene di mistero.

      Arricchiscono il volume la prefazione di Marco Albino Ferrari e la postfazione di Antonio Massena, dedicata al cinema di Rébuffat, vincitore del Trento Film Festival nel 1955 con Étoiles et Tempêtes.

    • Ettore Castiglioni   

      Il giorno delle Mésules

      Diario di un alpinista antifascista

      Per circa quarant’anni i diari di Ettore Castiglioni sono rimasti ignoti al pubblico. Vennero editati nel 1993, raccogliendo dal vastissimo materiale manoscritto i passaggi più significativi, con le avventure vissute sulle Alpi, in Patagonia, o durante i mesi bui dell’autunno 1943, quando l’autore si spese per condurre in salvo oltre il confine elvetico centinaia di profughi in fuga dalla guerra e dalle leggi razziali. La voce del grande alpinista ed esploratore milanese poté così rivivere in un volume, e il pubblico l’accolse riconoscendone la compostezza, il valore morale e la forza evocativa.

      Un testo intimo e al contempo trascinante, avvincente, quasi Castiglioni pensasse a un futuro lettore. Per questo Il giorno delle Mésules occupa oggi un posto di primo piano sullo scaffale dei classici della montagna. Le grandi “prime” sulle pareti dolomitiche, i ritratti dei “sestogradisti” più forti legati alla sua corda – Detassis, Bramani, Vinatzer, Boccalatte –, le lunghe camminate solitarie su sentieri d’autunno, le notti al pianoforte, la medaglia conferitagli dal Duce e gli slanci di disprezzo per quel machismo spaccone e «delittuoso» incarnato dal Regime. Fino all’attività clandestina che lo condurrà ai suoi ultimi misteriosi passi nella bufera, a 2500 metri.

      La presente edizione è arricchita dall’introduzione di Paolo Cognetti e dal racconto degli ultimi giorni di Castiglioni scritto dal curatore dei diari, Marco Albino Ferrari.

    • Matteo Serafin   

      L’altro K2

      La tragedia dimenticata del Monte Api

      Giovedì 15 aprile 1954: dall’aeroporto di Ciampino decolla un nuovissimo DC 6b della Pan American diretto a Nuova Delhi. A bordo, seduti fianco a fianco, due capispedizione, i più celebri esploratori italiani del momento: Ardito Desio diretto al K2 e Piero Ghiglione diretto allo sconosciuto Monte Api, la montagna più alta del Nepal occidentale. Dell’avventura al K2 sappiamo come andò a finire grazie a una puntuale copertura mediatica, mentre sull’Api... mistero.

      Dei quattro partiti per la cima tornò solo Ghiglione. Un uomo di settantuno anni che avrebbe portato sulle spalle il peso della scomparsa di tre giovani vite. Ma cosa era successo davvero, lassù, a 7132 metri al confine tra Nepal, India e Tibet? Sopravvissero in due: l’anziano capospedizione e lo sherpa Gyaltzen Norbu, tornato cieco e sfinito dopo giorni di lotta tra la vita e la morte.

      Messa in ombra dal successo della spedizione nazionale sul K2, la storia della più sfortunata tra le spedizioni italiane del dopoguerra fu presto relegata all’oblio, trascurata dalle cronache e addirittura messa in dubbio da alcuni storici dell’alpinismo a causa delle testimonianze contraddittorie dei due sopravvissuti.

      Quali furono le dinamiche del disastro che costò la vita di tre fra i più brillanti alpinisti italiani del dopoguerra? Quale trappola fece cadere Roberto Bignami nel torrente Chamlia? Che cosa spinse Giorgio Rosenkrantz e Giuseppe Barenghi a partire verso la vetta, contro il parere del capospedizione, senza sherpa, mentre il monsone si avvicinava?

      Il racconto di un viaggio senza ritorno verso la “montagna dell’ideale”, fra le pagine di quell’alpinismo eroico che plasmò la generazione di alpinisti cresciuti durante il Ventennio.

    • Edmondo De Amicis   

      Nel regno del Cervino

      Scalate e incontri inattesi ai tempi del Giomein

      Il Giomein è l’unico albergo a disposizione per chi arriva su nell’alta conca del Breuil.

      È la dimora di avventurieri, sognatori, alpinisti, aristocratici e poeti in cerca di nuovi stati d’animo. Tra questi, l’anziano Edmondo De Amicis, che per sei anni prima della morte si rifugia nelle auree atmosfere d’alta montagna dominate dalla figura totemica dello “Scoglio più nobile d’Europa”.

      La memorabile capacità di formulare interi affreschi descrittivi dell’autore di Sull’Oceano e di Costantinopoli si misura qui con un contesto tutto nuovo. L’elegante albergo dove corrono decine di camerieri, il Giomein, diventa una nave solitaria nel grande mare della prateria, appena sotto ghiacciai e vertiginosi salti di roccia.

      Venti, temporali, cortine di nebbie e, di tanto in tanto, lo svelamento del Cervino riempiono le giornate di un acuto flâneur che ricostruisce le più sorprendenti storie d’alpinismo consumate sui picchi circostanti.

      Il Giomein e i suoi ospiti sono un mondo a sé. Un mondo incantato in piena Belle Époque restituito, in questo volume, anche da una preziosa iconografia d’epoca, con scatti inediti di Guido Rey. Introduzione di Enrico Camanni.

    • Eleonora Recalcati   

      Esploreremo le stelle

      Bob Kennedy e Jim Whittaker dai ghiacciai dello Yukon alle elezioni del ’68

      America, anni Sessanta: in un’epoca in cui tutto sta cambiando, gli Stati Uniti corrono alla conquista dello spazio e delle cime più alte del pianeta, mentre le marce per i diritti dei neri infiammano l’opinione pubblica. È un giorno carico di promesse, domenica 21 marzo 1965, quando il primo americano a salire sull’Everest e il senatore più celebre del Paese si incontrano per affrontare una cima ancora vergine nello Yukon, da poco intitolata al presidente John Fitzgerald Kennedy assassinato due anni prima a Dallas.

      Jim Whittaker preferisce la ruvidezza della roccia alle sofisticazioni della politica. Per Bob Kennedy la politica è invece una missione vitale: non è riuscito ad abbandonarla nemmeno quando gli hanno sottratto il fratello. Ora è solo con la sua visione, mentre in Vietnam infuria la tempesta e profonde spaccature dividono gli Stati Uniti.

      L’alpinista e il senatore. Due mondi apparentemente opposti si incontrano. Tra tormente e pareti di ghiaccio, Bob vive il suo lutto e ritrova la strada, mentre Jim sarà investito da un’inaspettata chiamata civile. Nascerà un’amicizia che andrà oltre la cima e animerà la memorabile candidatura di Bob alle primarie del 1968. Con la sua tragica fine, il senatore darà in eredità il sogno di «un mondo più nuovo» a cui Jim, a modo suo, cercherà di rimanere fedele.

      Con la prefazione di Walter Veltroni.

    • Tarcisio Bellò   

      Il coraggio dei sogni

      Una cordata solidale per l’Hindu Kush

      L’alpinismo nasce dal bisogno dell’uomo di sfidare i propri limiti e di scoprire nuove possibilità fra le montagne. Questo libro è l’appassionante racconto e una preziosa guida di viaggio di un ostinato vicentino che, con l’aiuto di tanti compagni di cordata, ha esplorato le maestose valli a nord del Pakistan consentendo la prima mappatura su larga scala di una zona quasi sconosciuta. Così sono state individuate, scalate e nominate decine di vette di 5000 e 6000 metri, nelle catene di Hindu Kush e Hindu Raj, ed è stata avviata un’amicizia internazionale e solidale, fra italiani e pakistani, che ha portato alla costruzione di un acquedotto e di un ponte in metallo. Nel 2009 è nata l’idea di costruire il Centro “Cristina Castagna”, dedicato a un’alpinista scomparsa quell’anno sul Broad Peak, con lo scopo di ospitare la prima Scuola di Alta Montagna del Pakistan e di sviluppare così il turismo locale.

      Senza esaurire le finalità esplorative, quel modo di fare alpinismo è divenuto esperienza di vita, dove tutti si sono messi in gioco per dare un senso profondo al loro incontro. Nulla è stato facile, ma quel grande progetto fatto di inclusione e umanità ha resistito grazie alla forza positiva che hanno le idee e i sogni importanti. E pagina dopo pagina ll coraggio dei sogni, rivelando le vicende vissute e gli obiettivi raggiunti, appassiona, diverte e commuove.

    • Giovanni Cenacchi   

      Dolomiti cuore d’Europa

      Guida letteraria per escursionisti fuorirotta

      Fin dai tempi dei primi viaggiatori inglesi, e poi degli indagatori della tradizione orale come Karl Felix Wolff che diede amalgama alle fiabe dei Monti Pallidi, questo spicchio di Alpi «cuore d’Europa» è stato un soggetto ispiratore di proporzioni sconfinate. Dalla stessa fonte ha attinto anche la grande letteratura italiana e internazionale, da Schnitzler a Buzzati e Vassalli.

      Ed è lì che va inserito Giovanni Cenacchi. Scalatore e poeta, è stato però una meteora. La malattia lo ha stroncato prematuramente privandoci di una voce originale, severamente critica e allo stesso tempo incantata al cospetto delle crode più amate. Il cancro (da lui raccontato nelle densissime pagine di Cammino tra le ombre) ha interrotto un percorso in piena affermazione, ma ha consegnato al mito una figura imprescindibile nello scenario della cultura di montagna a cavallo tra Novecento e Duemila. Memorabili le sue antiretoriche ricostruzioni di avventure alpinistiche della Grande Guerra. Indimenticabili le eleganti descrizioni dei territori meno noti intorno a Cortina e alle Dolomiti di Sesto.

      In questo volume, che è anche un vademecum corredato da mappe puntuali per chi volesse percorrere sentieri selezionati e «fuori rotta» – ben lontani da quelli affollati dal turismo – è riunito il materiale più raffinato, proveniente da riviste, guide, prefazioni, articoli sparsi, libri oggi introvabili. Con due preziosi inediti che propongono una cornice interpretativa a queste montagne così bramate e sofferte, rincorse e conosciute a fondo, vera patria elettiva di un irregolare scrittore bolognese che sa guidarci passo dopo passo.

    • Kurt Diemberger   

      Tra zero e ottomila

      Le mie avventure intorno al mondo

      Chissà se riusciremo davvero a presentarlo al Festival di Trento, ci si chiede un po’ assonnati nella soffitta di via Crispi, alla periferia di Varese, mentre alle due di notte Diemberger e i suoi amici registrano la colonna sonora de La Grande Cresta di Peutérey. In quei quattrocentocinquanta metri di pellicola a colori è racchiusa un’impresa per pochi, tentata invano persino da Hermann Buhl e Gaston Rébuffat: otto chilometri di scalata sulla via più lunga delle Alpi. Cinque giorni fuori dal mondo che, come ovvio, conquisteranno la temuta giuria all’undicesima edizione del festival (1962). Siamo nel cuore dell’Epoca d’oro del Sesto grado e Diemberger si muove da protagonista, non solo come campione dell’esplorazione verticale, ma anche come regista, fotografo, scrittore, conferenziere e acuto divulgatore alle prese con scogliere sul mare, mappe imprecise, ghiacciai, sguardi di altri mondi e indimenticabili compagni di cordata. Tra zero è ottomila racconta quegli anni irripetibili dove tutto è ancora “da fare”, dove tutto è ancora una scoperta anche se non certo a portata di mano. Uscito per la prima volta cinquanta anni fa (1970) – e qui rivisto dall’autore e arricchito da nuovi testi e apparati iconografici – è questo un testo-monumento della letteratura di montagna, che ha sedotto generazioni di lettori-alpinisti portandoli via su cime dai nomi fiabeschi, il Broad Peak il Dhaulagiri, il Chogolisa, il Tirich Mir, e lungo tante altre tappe di una vita che è storia dell’alpinismo.

    • Ian Smith   

      L’ombra del Cervino

      Vita e imprese di Edward Whymper

      Questa corposa e avvincente biografia inedita in Italia ripercorre la vita del grande alpinista ed esploratore Edward Whymper, restituendo a pieno il mondo delle montagne e dei grandi spazi boreali così com’erano all’epoca d’oro dell’alpinismo classico. Il 14 luglio 1863: a soli venticinque anni, Edward Whymper compie il passo che lo renderà celebre per sempre: sale sulla cima del Cervino, l’ultima delle grandi montagne alpine ancora vergini. Ma il trionfo fa scalpore anche per la tragedia avvenuta durante la discesa sul versante svizzero, nella quale perdono la vita quattro suoi compagni. Dibattiti pubblici, processi, fiumi di inchiostro per una delle vicende più note dell’epoca d’oro dell’alpinismo.

      C’è però un altro Whymper - sconosciuto fino ad oggi - che in queste pagine, attraverso lunga e documentatissima indagine storica, emerge in tutta la sua enigmatica figura. È l’uomo vestito sempre di bianco, figlio di artisti e pure lui ottimo vedutista (e poi pioniere della fotografia), che si lancia senza riserve alla scoperta dei confini del mondo, che indaga l’Artide e compie due avventurose spedizioni in Groenlandia, qui raccontate per la prima volta. Chiude il volume il racconto degli anni trascorsi in Ecuador, e i bivacchi sul bordo di un cratere vulcanico attivo.

      Riccamente illustrata con le sue xilografie e con le sue foto inedite, in questa biografia vengono estratti inediti dei diari e dei taccuini, che rivelano il sarcasmo e l’autoironia del loro autore. Un volume fondamentale per chi volesse approfondire e compiere ricerche su una figura che sta a pieno titolo nel Pantheon dell’alpinismo mondiale, e che rappresenta un grande testimone dell’epoca vittoriana in cui è vissuto, qui largamente descritta.